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Lettera del Parroco (9 maggio 2010) |
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domenica 09 maggio 2010 |
Carissimi,
diversi motivi di gioia si mescolano
nel nostro cuore in questi giorni. La Festa della Prima Comunione, la
Festa della mamma, l'inizio della novena di Pentecoste, la visita
Eucaristica alle famiglie, il Santo Rosario nelle case, la visita
alla Sacra Sindone, il pellegrinaggio alla soglia di Pietro, ...
Insieme a 23 ragazzi sederemo domenica
alla mensa del Cenacolo. Ma cosa significa per noi il banchetto
eucaristico?
Ritornare nel Cenacolo significa
ritornare allo Spirito Santo! Solo Lui può rinnovare la faccia della
terra, ogni realtà sociale ed ecclesiale, perché sulla terra
vengano restaurate la civiltà dell'amore e la comunione fra gli
uomini, così come si manifestarono nel giorno di Pentecoste.
Il 1°
gennaio 1901 il Pontefice Leone
XIII - sotto l'impulso della Beata Elena Guerra - invocava lo
Spirito Santo sul nuovo secolo, chiedendo che a Lui si consegnassero
tutti i cristiani, in modo speciale nei giorni precedenti alla
Pentecoste, mediante una apposita Novena.
Riprendendo questa
intuizione profetica
Giovanni Paolo II propose di lanciare un grande appello: ritornare
nel Cenacolo per invocare e attendere - con la medesima fiducia di
Maria e degli apostoli - una "nuova, grande effusione di amore e di
speranza su tutta l'umanità" che dia forza alla nuova
evangelizzazione e all'inculturazione del Vangelo oggi da tutti
desiderate.
Davanti a queste sfide poste a noi e
alla Chiesa, dobbiamo sostare di fronte al dono di Dio.
Invocare lo
Spirito Santo adorando il
Signore Gesù nel Santissimo Sacramento significa infatti credere e
riconoscere che il Dono di Dio ci viene mediante Cristo, il quale
profetizzò: "Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me. Come
dice la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno"
(Gv 7,38). Il Sommo Pontefice raccomanda al riguardo che la preghiera
di adorazione si attui sempre con adeguati momenti di sacro silenzio
e che i canti e le invocazioni spontanee siano bene ordinati e
favoriscano il raccoglimento personale e comunitario, così che non
prevalga mai la voce dell'umano sentimento ma, appunto, quella di
Dio e dello Spirito di verità.
In questi giorni stiamo compiendo il
giro delle comunioni ai malati e agli anziani (chi ne fosse rimasto
privo segnali in parrocchia il desiderio della confessione e della
comunione Pasquale); questo desiderio di incontrare Gesù
nell'Eucaristia è forte. Da qualche settimana anche l'adorazione del
Martedì sera (dalle 18 alle 19) comincia a popolarsi: un'ulteriore
conferma.
Il culto reso all'Eucaristia fuori
della Messa - ci ricorda il Papa - è di un valore inestimabile nella
vita della Chiesa. Tale culto è strettamente congiunto con la
celebrazione del Sacrificio eucaristico. La presenza di Cristo sotto
le sacre specie che si conservano dopo la Messa - presenza che
perdura fintanto che sussistono le specie del pane e del vino- deriva
dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione,
sacramentale e spirituale. Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con
la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente le
esposizioni del Santissimo Sacramento, nonché la sosta adorante
davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche.
È bello
intrattenersi con Lui e,
chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Gv 13, 25),
essere toccati dall'amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo
deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l'« arte della
preghiera », come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a
lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in
atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo
Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto
questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!
Di
questa pratica ripetutamente lodata
e raccomandata dal Magistero, numerosi Santi ci danno l'esempio. In
modo particolare, si distinse in ciò sant'Alfonso Maria de' Liguori,
che scriveva: « Fra tutte le devozioni, questa di adorare Gesù
sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la
più utile a noi ». L'Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo
il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa
consente di attingere alla sorgente stessa della grazia. Una comunità
cristiana che voglia essere più capace di contemplare il volto di
Cristo, nello spirito che ho suggerito nelle Lettere apostoliche Novo
millennio ineunte e Rosarium Virginis Mariae, non può non sviluppare
anche questo aspetto del culto eucaristico, nel quale si prolungano e
si moltiplicano i frutti della comunione al corpo e al sangue del
Signore.
Stimolati dalle parole del Papa,
diciamo Grazie a Gesù per i momenti di festa che ci fa vivere,
impegnandoci ad una frequente ed assidua
Adorazione eucaristica nelle
nostre
comunità.
Auguri!
Don Davide
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