Messaggio del Santo Padre e avvisi settimanali (dal 14 al 21/2) |
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domenica 14 febbraio 2010 |
Dal
Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Quaresima 2010
"La
giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo"
(cfr
Rm 3,21-22)
Da
dove viene l'ingiustizia?
L'evangelista
Marco riporta le seguenti parole di Gesù, che si inseriscono nel
dibattito di allora circa ciò che è puro e ciò che è impuro: "Non
c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo
impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro...
Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di
dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di
male" (Mc
7,14-15.20-21).
Al di là della questione immediata relativa al cibo, possiamo
scorgere nella reazione dei farisei una tentazione permanente
dell'uomo: quella di individuare l'origine del male in una causa
esteriore. Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo
presupposto: poiché l'ingiustizia viene "da fuori", affinché
regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne
impediscono l'attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù
- è ingenuo e miope. L'ingiustizia, frutto del male, non ha radici
esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i
germi di una misteriosa connivenza col male. Lo riconosce amaramente
il Salmista: "Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha
concepito mia madre" (Sal
51,7). Sì, l'uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo
mortifica nella capacità di entrare in comunione con l'altro.
Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro
di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se
stesso, ad affermarsi sopra
e contro
gli
altri: è l'egoismo, conseguenza della colpa originale. Adamo ed
Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso
frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del
confidare nell'Amore quella del sospetto e della competizione; alla
logica del ricevere, dell'attendere fiducioso dall'Altro, quella
ansiosa dell'afferrare e del fare da sé (cfr Gen
3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di
incertezza. Come può l'uomo liberarsi da questa spinta egoistica e
aprirsi all'amore?
- Link al testo integrale del messaggio
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